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CIBO NEMICO, CIBO AMICO: IO E LAURA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Genitori e Familiari insieme contro i Disturbi del Comportamento Alimentare

Ci ha particolarmente colpito questa storia e il modo di rappresentarla. Un lavoro “a 4 mani”, paziente e terapeuta insieme.
La condividiamo, con l’auspicio che possa essere d’aiuto a chi sta attraversando un periodo difficile nel rapporto con il cibo .

Ringraziamo la dott.ssa Simona Tarantino per avercela inviata💜

La quarantena ci ha insegnato a trovare conforto negli atti che prima ci sembravano poco importanti e scontati, come ascoltare la musica e cantare, da soli per farci “compagnia”, oppure magari al balcone con altre persone, i dirimpettai, i vicini, di cui prima non ci eravamo neanche accorti, e che adesso condividono con noi stati d’animo, vissuti e pensieri. Il cantautore e “poeta” De André cantava in Via del campo “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori” e, al di là del contesto specifico della canzone, oggi probabilmente questa esperienza ci sta insegnando davvero come da un periodo così buio e difficile, può nascere la luce, le nostre risorse nascoste, le nostre potenzialità.
Ho rincontrato Laura a distanza di anni, dopo una terapia conclusa per la cura di un disturbo alimentare. Laura è stata una mangiatrice compulsiva, con un Binge Eating Disorder (BED), ha affrontato le problematiche legate alla sua storia e al disturbo alimentare generato per dare parola alla sua sofferenza, ha imparato a gestirlo, a negoziare una tregua. Ma un problema alimentare rimane lì, come una musica in sottofondo, rappresenta l’elemento di vulnerabilità, il tallone di Achille, e purtroppo, nei momenti di fragilità, di stress e di difficoltà relazionale, può riaffiorare e riacutizzarsi, come un animale che si risveglia dal suo letargo e ricomincia ad abitare la persona, esprimendosi attraverso l’ossessione per il cibo, le abbuffate, la frustrazione, il senso di colpa, l’alterazione dell’umore in senso depressivo e una valutazione di sé negativa. Laura è stata capace di comprendere la difficoltà, a gennaio di quest’anno ha chiesto aiuto e insieme, come in una passo di danza, con un ritmo coordinato, empatico ed armonico, ci siamo riappropriate di una relazione terapeutica basata sulla fiducia, il riconoscimento e la stima reciproca, un incontro di anime oltre che professionale. Così abbiamo ripreso le fila del discorso, cercando di sciogliere quei nodi che rischiavano di fare ripiombare Laura in una prigione che non consente di esistere. Il nostro “incontro” ha avuto seguito anche durante il periodo di solitudine per la quarantena imposta dal coronavirus. A rendere più rischiosa e complessa la situazione, Laura vive da sola e sarebbe stato facile lasciarsi andare al cibo per gestire la noia, la paura e lo stress di questo periodo. Le parole di Laura ci aiutano a comprendere il suo vissuto e la sua reazione a questo isolamento forzato.

“Sono Laura e ho 46 anni. Quest’anno ho avuto una brutta esperienza nel campo lavorativo che mi ha fatto ripiombare nella disperazione, poiché ho messo in discussione tutte le mie certezze. Come sempre ho trovato pronta ad accogliermi la mia psicoterapeuta con la quale in pochi mesi ho riacquistato la lucidità che avevo perso a causa della rabbia e della delusione che si manifestano in me attraverso il disturbo alimentare. Oggi mi chiedo cosa ne sarebbe stato di me se non avessi chiesto aiuto. La quarantena mi avrebbe dato il colpo di grazia! Oggi invece mi impegno a fare ciò che non ero più riuscita a fare: prendermi cura di me stessa, gestire con equilibrio la mia alimentazione e ritornare a fare sport (sebbene a casa). Al mattino stilo il mio piano alimentare e il piano d’azione per la giornata per evitare che la noia o l’ansia mi portino verso il cibo. Se non riesco a fare qualcosa, “come una buona madre” mi perdono per sfuggire al giudice cattivo nella mia testa. Quando sento crescere l’ansia medito e affido le mie difficoltà a Dio. Non mi isolo, mantengo i contatti con chi mi vuole bene. Mi peso ogni 15 giorni ma stop a tabelle con previsioni…l’obiettivo è volersi bene. Ma tutto questo “solo per oggi”, mi impegno a superare la giornata e chissà, un giorno alla volta, le cose cambiano senza che me ne accorga.
La possibilità di continuare la terapia anche a distanza mi permette di affrontare con slancio il cammino che avevo intrapreso per riconquistare la serenità. In questa circostanza il mio motto è diventato: di necessità virtù. Oggi davanti a me vedo segni di rinascita, nonostante tutto”.

Parlare di rinascita oggi è un segnale di speranza. Laura si racconta, durante gli incontri costruiamo una “storia meglio formata” in cui la casa è diventata un luogo sicuro, il rapporto con il cibo più morbido, si è scesi a patti con il nemico, la dieta non è rigida e quindi è più facile da seguire senza infrangerla, l’attività fisica è un’ancora ma non una nuova ossessione, si prende a piccole dosi, è una risorsa, migliora l’umore e dà un ritmo alla giornata. Giorno dopo giorno nascono nuove abitudini e la dieta, lenta ma efficace, dà i suoi frutti, non è solo il peso che scende ma germoglia, contemporaneamente, una nuova consapevolezza, una lucidità che fa riconoscere le possibili trappole legate ai pensieri che catturano e portano a ricadere nel circolo vizioso legato al cibo. Emerge il valore dell’ascolto, l’ascolto di sé, dei segnali che provengono dal proprio corpo. I pensieri non cambiano ma si modificano gli atteggiamenti confessa Laura, e aggiunge “lo sto facendo per me stessa, per la prima volta, non per piacere agli altri, sto sperimentando cosa vuol dire amarsi”. Oggi il desiderio di Laura è quello di mantenere nel tempo questa nuova abitudine sana, anche quando le “interferenze della vita”, alla fine della quarantena, faranno capolino nella sua quotidianità, costruendo una nuova disciplina in cui ha riscoperto quanto possa servire prendere contatto con se stessi, ascoltare non solo i pensieri e le emozioni ma anche il corpo che manda segnali, riconoscere la vulnerabilità legata al rapporto con il cibo che, proprio attraverso l’ammissione della difficoltà, diventa gestibile, accudirsi, prendersi cura di sé, assecondando i propri vissuti emotivi senza opporsi. Questa indulgenza ritrovata valica la ricerca di un ideale irraggiungibile o di un adeguamento ad una aspettativa autoimposta di un giudice troppo rigido e consente di ritrovare una maggiore serenità, una quiete oltre l’inquietudine.
Non è facile, non è mai facile, Laura sa che non sarà una passeggiata ma cammineremo insieme e, mano nella mano, attraverseremo con fiducia qualche altro metro; poi continuerà a camminare da sola, più forte, con una pace ritrovata. Fernando Pessoa scriveva “Amiamo la perfezione, perché non la possiamo avere; la rifiuteremmo, se ce l’avessimo. Il perfetto è il disumano, perché l’umano è imperfetto”, Vittorio Gassman diceva “Il senso delle nostre imperfezioni ci aiuta ad avere paura. Cercare di risolverle ci aiuta ad avere coraggio”. Questo lasso di tempo sospeso ci ha insegnato che non possiamo tenere tutto sotto controllo, dobbiamo imparare a gestire le sfide che la vita ci riserva, sviluppando una resilienza che ci consente di adattarci e reagire ai momenti di crisi, riconoscendo le nostre imperfezioni, trovando strategie nuove, creative, trasformando i momenti difficili in occasioni di crescita, come è riuscita a fare Laura.
Buon viaggio Laura!
Simona Tarantino ( https://www.facebook.com/ctionlus/ )