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Ho incontrato le tue mani

Genitori e Familiari insieme contro i Disturbi del Comportamento Alimentare

Sono arrivata in questo luogo di pace perché ormai da lungo tempo ho dimenticato il significato di questa parola, un mostro invisibile aveva rapito mia figlia.

Fino a qualche tempo fa credevo che la parola “cancro” fosse la più terribile, una parola che suonava come una sentenza definitiva di condanna.

Poi un giorno ho scoperto una nuova parola dal suono quasi dolce “bulimia”. Una parola che avevo sempre sentito come un’eco in lontananza, non mi spaventava, non faceva paura e neppure mi ero preoccupata di capirne esattamente il significato … perché è una cosa che non ti tocca, a te non capiterà mai, hai sempre fatto del tuo meglio, tua figlia è serena.

Poi un giorno, come un pugno nello stomaco Lei, proprio lei, la tua ragione di vita ti dice: “mamma sono bulimica”.

In quel preciso istante la mia vita è stata travolta da un terremoto devastante. Il futuro, i progetti, i sogni si sono sgretolati nello spazio di un secondo lasciando posto solo a sensi di colpa, a domande senza risposte, a solitudine e angoscia.

Vedi tua figlia che si allontana su una barca senza vela e senza timone che se ne sta andando alla deriva senza di te, non ti vuole più con lei, ha scelto una nuova compagna di viaggio …. la bulimia.

E tu resti sulla riva a guardare con un immenso senso di impotenza rendendoti conto che in quel mare tu non sai nuotare.

Ora sono qui, con volti sconosciuti e riconosco dietro ai loro sorrisi il mio stesso smarrimento, il mio stesso dolore. Cosa stiamo cercando? Non lo so.

Ci fanno posizionare in due cerchi concentrici nella stanza e ad ognuno danno un foulard invitandoci ad indossarlo sugli occhi quasi a voler giocare a “mosca cieca”. L’uso della parola è vietato.

In questo buio  di silenzio e immobilità mi torna alla mente il mio maestro di pianoforte che quando ero ragazzina mi diceva di chiudere gli occhi e suonare, perché solo così la musica sarebbe entrata dentro di me.

Iniziamo…..il cerchio esterno deve fare due passi verso destra, ora allungate le braccia e cercate le mani di chi vi sta di fronte.

Un brivido …. che mi trascina in un vortice di sensazioni, riconosco delle mani maschili e inconsciamente penso che possano sorreggermi, invece dal tocco percepisco l’imbarazzo, ma soprattutto percepisco la sofferenza, una sofferenza antica. Le sue mani sono leggermente umide, quasi stessero piangendo e istintivamente le prendo tra  le mie con la dolcezza di una mamma e inizio a dondolarle, quasi a cullarle. Ora però mi rendo conto che sono mani grandi, forse un tempo forti, allora le stringo quasi a voler trasmettere loro la forza e il coraggio che avevo dimenticato di avere.

Una voce interrompe l’istante ….. prendetevi il vostro tempo, ringraziate chi vi sta di fronte e sempre in silenzio il cerchio esterno faccia ancora due passi verso destra

Stringo ancora una volta quelle mani, poi le lascio delicatamente con una carezza, mi dispiace lasciarle andare.

Allungo nuovamente le braccia nel buio e cerco.

Sento il calore di mani femminili, avverto il tepore del focolare e la morbidezza di una mamma, una mamma preoccupata,  ma al contempo una fiera leonessa che difende i suoi cuccioli. Abbandono le mie mani tra le sue che con un lento movimento mi cantano una nenia e mi fanno sentire a casa, protetta da ogni pericolo. Mi accarezza le braccia, dolcemente facendomi sentire al sicuro. Poi mi stringe le mani  e  con un messaggio non verbale mi dice … “tranquilla, io sono qui, non aver paura”. Poi, posa un lieve bacio sulle mie mani e mi lascia.

Ho dimenticato tutto, il dolore, il presente fuori di qui, la casa, il lavoro ….. sto scivolando in una sorta di oblio, ho rivolto lo sguardo solo dentro me stessa, sento la pace.

Altri due passi e altre mani.

Ancora mani femminili, più sottili, sento la loro fragilità e il loro tormento. Le nostre mani si accarezzano e si stringono reciprocamente in un interscambio di pianto e di coraggio. Lei mi rassicura ed io la rassicuro, lei piange ed io piango con lei. La mia storia è la sua storia, è questa sofferenza che ci accomuna. Col tocco delle nostre mani, in questo momento siamo sorelle.

Ho incontrato altre mani, e tutte mi hanno raccontato la loro storia, mi hanno reso partecipe del loro dolore , hanno condiviso i miei incubi, hanno combattuto al mio fianco con i miei fantasmi.

Un’esperienza  mai provata, un’emozione immensa. Nel buio, in una dimensione dove vengono cancellati con un colpo di spugna il colore della pelle e della bandiera, lo status sociale, il livello culturale, dove non esiste il giudizio. Uno scambio tra anime, intenso e sublime al contempo.

“Ho incontrato le tue mani” e da questo incontro ho ricevuto la forza, il coraggio di proseguire nella mia erta salita, ho ricevuto affetto e comprensione.

Queste mani mi hanno detto”non sei sola”!

Grazie a tutti voi.